Chiesa di Issime

 
Issime / Eischeme mt.953

la chiesa e le cappelle

La chiesa parrocchiale di San Giacomo
è, secondo la tradizione, di fondazione molto antica; alcuni la collocano addirittura nel VI sec., ma per trovare il primo documento sicuro in cui è citata dobbiamo arrivare alla Bolla di Papa Lucio III del 1184.

Questo documento contiene un elenco di cappelle riferibili al Capitolo di S.Orso di Aosta e tra queste cita la chiesa di Issime.
Particolare della facciataNel 1228 il Priorato di S.Orso cedette la giurisdizione su Issime alla Prevostura di St.Gilles di Verres; questa dipendenza durò molti secoli e terminò nel 1665 quando la chiesa passò sotto il diretto controllo vescovile. L'area della parrocchia originaria comprendeva tutta la valle superiore del Lys, infatti la parrocchia di Gressoney St. Jean divenne autonoma nel 1660, mentre quella di Gaby si divise da quella di Issime solo nel 1786. Della fase più antica della chiesa rimane oggi traccia solo nella porta ad arco acuto che si apre nella parete interna a nord, alla base del campanile. L'edificio subì probabilmente un'ampia ricostruzione nel XV sec. e a questa seconda fase edilizia risalgono forse le architravi ad apice carenato, riutilizzate nella ricostruzione del XVII sec. nelle due finestre in facciata poste sopra le porte laterali.
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La chiesa di Issime ha uno dei suoi attuali elementi di maggior pregio nell'eccezionale facciata dipinta negli ultimChiesa di Issimei anni del XVII sec., ma anche la chiesa precedente al 1683 doveva presentare in facciata un Giudizio Universale affrescato dai fratelli D'Enrrico nel XVI sec. Questo ha provocato alcune confusioni sull'attribuzione degli affreschi attuali che sono sicuramente posteriori alla ricostruzione della chiesa come testimonia la convenzione stipulata il 2 febbraio 1698 con il pittore Francesco Biondi. Per raffigurare sulla facciata il Giudizio Universale l'artista ricevette 240 lire e lavorò per 16 mesi. Nella convenzione stipulata si trova descritto con una certa precisione anche il soggetto dei dipinti: "le paradis, le jugement, l'enfer, et le purgatoire...".

Particolare della porta principaleLa porta principale, in legno intagliato, è della fine del'600, ed e quindi coeva alla ricostruzione della chiesa. Sui quattro pannelli maggiori sono rappresentati la Madonna, San Sebastiano, San Giacomo e un altro Santo, mentre nei sei pannelli minori troviamo teste di angioletti e decorazioni floreali.
A delimitazione del sagrato sorge una struttura articolata in quindici grandi nicchie decorate da affreschi e realizzata grazie a una somma di denaro lasciata dalla famiglia Alby. Tali oratori furono terminati nel 1755 quando fu chiamato il pittore Antonio Facio di Valprato in Val Soana il quale raffigurò i Misteri del Rosario e, ai lati, gli Apostoli e altri Santi. Il prezzo pattuito fu di 230 lire ma i colori erano a carico dell'artista.
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Il campanile Il campanile subì nei secoli due sopraelevazioni, anche se la sua base risale probabilmente al XII o XIII sec. La prima ricostruzione avvenne nel 1568 a opera di Anthoine de Goyet, un issimese residente a Fontainemore, omonimo e forse discendente del mastro muratore operante in valle a cavallo tra '400 e '500. Questa torre campanaria doveva avere l'aspetto che conservano molti campanili valdostani, e terminare con un'alta cuspide piramidale.
Non sono documentati lavori durante la ricostruzione della chiesa del 1683 infatti solo nel 1764 si decise una nuova sopraelevazione; l'intervento fu affidato ad un issimese "maitre Joseph de feu Jean Andrè Ronco". La nuova opera costò 522 lire e mezza e fu conclusa con la posa sulla cupola in rame, della croce, del gallo e del globo già presenti sul campanile precedente.

L'interno presenta un presbiterio quadrato e un'aula divisa in tre navate da sei colonne monolitiche in pietra locale. La chiesa, anche se realizzata alla fine del XVII sec., presenta linee molto sobrie ed eleganti, piuttosto lontane dai virtuosismi barocchi. La veste attuale è frutto di un impegnativo intervento di restauro, terminato nel 1984, che ha rinnovato l'aspetto interno rimuovendo le decorazioni murali ottocentesche giudicate irrecuperabili.
L'arredo di maggior pregio della chiesa è il magnifico altare maggiore voluto nel 1697, dal parroco Giovanni Praz, dai nobili Biolley e dalla popolazione per dotare la chiesa, terminata da tredici anni, di un arredo degno del suo nuovo aspetto.
I disegni dei vari progetti presentati furono inviati a Torino dove fu richiesta una consulenza, anche dal punto di vista finanziario, all'ingegner Rubati che operava al servizio del Duca di Savoia. Il lavoro fu affidato nel maggio del 1698 ai fratelli Giovanni e Guseppe Girardo (o Gilardo), L'altare maggiorevalsesiani, esponenti di una famiglia che realizzò numerosi altari nella regione. Il contratto prevedeva che il lavoro fosse portato a termine entro il maggio del 1700 e un compenso di 1600 lire alle quali si aggiungevano quattro ruote di formaggio. Il materiale usato doveva essere il legno di abete per le parti strutturali e quello di pino cembro per le sculture. L'altare è uno dei più monumentali della Valle d'Aosta; in legno intagliato e dorato presenta 182 statue di santi, angeli e cherubini, unite a elementi architettonici e fregi.
Gli stessi fratelli Girardo realizzarono, pochi anni dopo, nel 1702, anche l'arco trionfale. Si tratta di una grande trave posta all'inizio del presbiterio e decorata da un festone ligneo con due cherubini che reggono un cartiglio recante la scritta: "Ecce quomodo amabat", (ecco come ci ha amato). L'iscrizione si riferisce al grande gruppo statuario centrale formato dal Crocifisso, dalle statue della Maddalena, della Madonna e di San Giovanni e completato da due angeli che raccolgono il sangue che esce dalle ferite del Cristo. I fratelli Girardo intervennero ancora nel 1710 per realizzare i banchi del coro presente nel presbiterio.
Altro arredo ligneo di notevole importanza è il pulpito realizzato in legno di noce e risalente ai primi anni del XVIII sec., forse al 1710. È un'opera di eccellente fattura formata da pannelli intagliati raffiguranti gli Evangelisti, San Pietro, la barca di S.Pietro e la Natività, divisi da cherubini e decorazioni floreali.
Gli altari minori della chiesa sono realizzati quasi tutti in legno intagliato, colorato o dorato e presentano una serie di statue lignee degne di attenzione. L'altare del Rosario, realizzato nel 1815 per volere di Don Giovanni Angelo Ronco, si distingue in particolare per la presenza della statua della Vergine, una pregevole opera del XVI sec. ridipinta forse quando fu riutilizzata nell'allestimento del nuovo altare.
Altre statue lignee di un certo interesse sono sull'altare della Madonna del Carmine dove troviamo in alto il Padre Eterno in Gloria e al centro la statua della Madonna del Carmine; completano l'opera quattro statue lignee di santi. L'altare di S.Grato possiede invece delle statue lignee di S.Grato, S.Rocco e S.Giacomo, realizzate come ex-voto in occasione dell'epidemia di colera che colpì la valle nel 1867.
Fonte battesimaleSull'altare della Sacra famiglia, moderno ma costituito da elementi del XVII sec. è conservata una tela con un'iconografia inconsueta, infatti nella rappresentazione della SS. Trinità il Figlio è rappresentato sotto forma di un ostensorio sovrastato dal Dio Padre e con in basso la colomba dello Spirito Santo. Nel presbiterio sono conservate altre due interessanti tele donate dal nobile Matteo Biolley nel 1715; di autore sconosciuto le due immagini furono realizzate quando venne scelta come patrona del paese la SS. Vergine Incoronata, scelta che non impedì all'antico patrono di mantenere una preminenza ancora oggi indiscussa.
Sulla parete a sinistra dell'entrata, nel vano di un'antica porta rimessa in luce dagli ultimi restauri è stato sistemato l'antico fonte battesimale risalente forse al XIII secolo; la vasca fu purtroppo mutilata nel 1842 delle parti sporgenti, scolpite forse in forma di teste apotropaiche, per adattarla a una nuova sistemazione.
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le cappelle
Cappella della VisitazioneMolte delle cappelle esistenti nelle frazioni di Issime o sparse per le vallate laterali sono state realizzate o ricostruite per volontà degli stessi abitanti della zona che hanno nei secoli lasciato somme di denaro e terreni per permettere l'erezione e la manutenzione di questi edifici.
La cappella della Madonna delle Nevi, che sorge a quota 2008 al fondo del Vallone di San Grato, fu voluta come ex-voto dai fratelli Chouquer scampati ad una valanga. Venne consacrata nel 1667 e conserva sull'altare sei tavole dipinte del XVIII secolo e una Madonna con bambino, in legno, della stessa epoca.
All'inizio dello stesso vallone, in località Chröiz sorge la cappella di San Grato.Questo edificio fu luogo di aggregazione della popolazione issimese che viveva nel Tiers de la Montagne, una delle tre parti in cui fu diviso il territorio di Issime a partire dall'inizio del '700. La sua esistenza è documentata dal principio del XVII sec.: è infatti menzionata nel "processo al diavolo" redatto nel 1601. Cappella di San GratoLa costruzione attuale risale ai primi anni del '700 e fu realizzata da Pierre Christillin, mastro muratore, con il concorso di ogni famiglia del Tiers de la montagne che fornì una giornata di lavoro. All'interno sono degni di nota l'architrave con statue lignee della Madonna e di San Grato e l'altare in legno dipinto e dorato del XVII sec.
Un altro edificio legato al "Processo del diavolo" è la cappella di Santa Margherita che sorge nella frazione Buart. L'edificio fu ricostruito nel 1740 e conserva un altare ligneo con colonne tortili. Vicino alla cappella una fontana presenta una vasca in pietra datata 1593.
Nalla frazione Bioley sorge la cappella di San Nicola, le cui origini sembrano risalire al XV sec. anche se l'attuale costruzione è del 1621 e fu eretta per volontà di Jean-Pierre Lyonettaz e dei fratelli Stefanyn. Conserva due statue lignee settecentesche, un San Nicola e un San rocco, restaurate nel 1867 da Giovanni Guala. Il toponimo Bioley è anche il patronimico di una nobile famiglia di Issime, i Biolley e deriva dal patois "bioula" che significa betulla.
La cappella della Presentazione di Maria al tempio si trova nella frazione Tschentschiri e sorse su un terreno donato da alcuni membri della famiglia Consol nel 1653. Nel 1866 un altro membro di questa famiglia, il rev. Giovanni Consol ne curò la ricostruzione che terminò nel 1870.
Da un lascito testamentario nasce anche la cappella della Visitazione, nella frazione Rickard. Giovanni Gal, ultimo discendente di questo nome, impose alle quattro figlie, nel testamento, di costruire l'edificio che fu terminato nel 1837. La tela sull'altare maggiore risale al 1830 e presenta la scritta "Avondi profesori p(i)nxit ex voto Giovanni Gal 1830". Il donatore è probabilmente raffigurato nel personaggio ritratto nella parte bassa del quadro. La Via Crucis, del 1865, è composta da 14 litografie aquarellate le cui cornici sono opera di artigiani issimesi.
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La cappella di San Luigi si trova nella frazione Rickurt e fu benedetta nel 1666 come ricorda un'iscrizione in facciata. All'interno vi è un bell'altare ligneo con nicchie che contenevano statue in legno dorate e dipinte, trafugate nel 1981.
Cappella di San GiuseppeAnche la cappella di San Giuseppe della frazione Preit, nasce nel '600 per volontà testamentaria di Giacomo Labaz. La data incisa sulla trave maestra è il 1667, probabile anno della consacrazione.
La frazione Sengle possiede la piccola cappella della Madonna di Loreto costruita nel 1682 e restaurata nel 1729, mentre in frazione Proa sorge la chiesetta di San Valentino. Quest'ultima è di antiche origini, ma fu ricostruita interamente nel 1898 in uno stile goticheggiante.
Un piccolo oratorio, poco più di un pilone votivo, sorge anche in frazione Riva, risale al '700 ma fu ampliato nel 1928.
Il più recente tra gli edifici di culto di Issime è il santuario della SS.Agonia, alla Grotta del Gründji, curioso edificio costruito nel 1915 per chiedere la protezione per gli issimesi al fronte; l'oratorio imita una grotta naturale, e dall'esterno lascia vedere solo la facciata costruita in pietra.

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Ultimo aggiornamento: 22-Set-2005 | © 2002 Comunità Montana Walser - Tutti i diritti riservati | Top