Lo stile delle abitazioni Walser si consolida nei secoli XVII e XVIII, per poi mantenere immutati alcuni caratteri che sono giunti sino a noi. Solo nel ventesimo secolo si è assistito all'inserimento di tipologie costruttive estranee alla tradizione, che non hanno comunque cancellato le preesistenze (gli edifici più antichi del territorio di Issime risalgono al tardo '500 o primi del '600).
Il sistema costruttivo detto del "Blockbau" è, in particolare, uno degli elementi più caratteristici di questa architettura e consiste nell'uso di tronchi squadrati e assemblati con incastri angolari. Pur essendo diffuso anche in altre parti d'Europa e in altre culture, la popolazione walser ne ha affinato la tecnologia e la qualità architettonica, tanto da farne un elemento caratteristico della sua area di diffusione.
Nelle aree di insediamento Walser sono presenti varianti anche forti tra i diversi fabbricati, ma esiste uno schema concettuale riassumibile in alcune caratteristiche comuni: la prevalenza dell'uso del legno sulla pietra, la presenza nello stesso edificio delle funzioni abitative e di ricovero degli animali, la presenza di logge su uno o più lati dell'edificio, utilizzate come spazio per l'essicamento della segale, della canapa e di altre produzioni.
Lo stanziamento nell'area di Issime è caratterizzato dalla diffusione di piccoli villaggi collocati in aree considerate meno utili per l'agricoltura. Ogni nucleo abitato aveva i suoi fulcri in alcuni elementi quali la piazzetta e la cappella, e in alcuni edifici di uso comune, come la fontana, il forno o il mulino.
Nella costruzione della casa walser esistono fasi successive e una divisione dei compiti. La prima fase è la costruzione del basamento in pietra, importante perchè difende la struttura in legno sovrastante dall'umidità di risalita. La parte superiore della casa è invece tutta in legno e richiede uno studio statico e delle capacità tecniche evolute e specializzate. I legni usati sono il larice nelle travi, l'abete nei tavolati mentre il muschio è usato come tamponamento tra trave e trave e le resine svolgono un compito protettivo. I documenti parlano di partecipazione collettiva al cantiere e di mutuo soccorso nella costruzione delle abitazioni, ma doveva esserci anche l'intervento di maestranze specializzate con precise professionalità.
La parte inferiore in pietra delle abitazioni è quasi sempre di impianto quadrato, e comprende una serie di locali. Al piano terreno la stalla (dan goade) e la cantina (kruatu o chéller). Al primo piano il vano il vano che si incontra entrando è la cucina, che è anche il luogo di lavorazione dei latticini ed è detta "z'hous". A fianco della cucina si trova sempre il locale di soggiorno (dan Piellje), la stanza più calda della casa, che si trova sopra la stalla ed è rivestita di tavole di abete e di pino cembro. Era il fulcro della casa; il riscaldamento di questo ambiente è ottenuto con una stufa, o un fornetto, in pietra ollare.
La parte superiore della casa è tutta in legno, e comprende il fienile (di dilli), un loggiato perimetrale con assicelle trasversali o verticali. La loggia era di grande utilità per fare essicare la segala, l'orzo e anche il fieno quando il tempo piovoso non permetteva di farlo all'aperto. All'interno del fienile una stanza (da spéier) era usata come dispensa dove conservare cereali e viveri. In alcune abitazioni è presente una ulteriore stanza usata come camera da letto (d' Stubbu). Gli arredi tradizionali mostravano una grande attenzione alla ristrettezza dello spazio: le cassapanche ad esempio servivano anche come sedili, le culle erano spesso sospese e i tavoli erano allungabili; le dispense e le nicchie portaoggetti erano ricavate nello spessore dei muri e i letti, infine si trovavano a volte inseriti nella muratura del focolare per sfruttarne il calore.
La copertura di queste abitazioni è molto pesante essendo realizzata con lose (d'blatti) ed è quasi sempre a due falde. Sulla trave maestra troviamo spesso indicata la data di costruzione accanto alle iniziali del proprietario, dei simboli religiosi e in alcune abitazioni il nodo Savoia.
Da questa descrizione si comprende che la casa walser non è solo un'unità abitativa, ma anche un luogo dove immagazzinare le scorte e i prodotti agricoli, dove alloggiare gli animali e infine un luogo dove svolgere molte attività artigianali come la tessitura o la lavorazione del legno.
Le abitazioni Walser erano perfettamente funzionali allo sfruttamento del suolo a queste quote offrendo le migliori condizioni di vita possibile alla popolazione.
A Issime la tipologia Walser fin qui descritta convive in molti casi con quella valdostana che presenta una prevalenza dell'uso della pietra sul legno. Molto interessanti a tale proposito sono alcune abitazioni nelle quali la struttura lignea del tetto è in parte sorretta da pilastri in pietra che partono da terra e permettono una maggiore ventilazione del sottotetto che viene utilizzato come fienile. L'esempio forse più interessante si trova nel Vallone di San Grato, in località Chröiz dove esiste un edificio che presenta alcune imponenti colonne in muratura, di tradizione valdostana. Racchiuso al suo interno è uno stadel in un connubbio suggestivo nonchè molto significativo degli scambi tra le due culture.
Oltre alle case di abitazione, un elemento caratteristico dell'architettura Walser sono gli Stadel, cioè i granai o fienili isolati sparsi nel territorio. Queste strutture sono realizzate integralmente in legno, con la tecnica del Blockbau, prima descritta, e sono rette dai caratteristici pilastrini a forma di fungo sormontati da lastre rotonde di pietra. Questi sostegni, chiamati "z'stadalbein" avevano la funzione di isolare la struttura dal terreno. Percorrendo il territorio di Issime si trovano numerosi esempi di stadel e alcuni, tra i più interessanti, sono nel Vallone di San Grato.
Issime presenta infine un'altra tipologia di abitazione, riscontrabile anche nella vicina Gaby: si tratta di abitazioni dette "maison de la Pouhrta"; nate per ospitare famiglie agiate sono composte da un gruppo di edifici disposti attorno ad una corte chiusa alla quale si accede tramite un portale sormontato da un arco in pietra. Questa struttura a corte è di origine valdostana anche se la parte adibita a granaio è realizzata secondo la tipica struttura dello stadel walser. La più interessante tra le Maison de la Pouhrta di Issime è casa Alby (ora Bastrenta) appartenuta a una famiglia la cui presenza è documentata sin dal '400.
Alcune finestre che si aprono verso la via portano la data 1551 e 1585 e indicano forse l'origine di questo complesso che raccoglie attorno ad un cortile pavimentato con ciottoli di fiume alcune case e gli edifici di servizio. L'insieme comprende anche un interessante edificio ottogonale, denominato "Tournulu" il quale presenta effettivamente le caratteristiche di una piccola torre.
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